La prima volta che chiedemmo perché - Filosofia antica
Dettagli
- Genere: saggio ironico di filosofia antica, divulgazione filosofica umoristica.
- Target: studenti delle superiori, insegnanti stanchi, genitori curiosi, adulti in crisi di identità culturale, lettori pigri in cerca di redenzione.
- Età: da 15 anni in su. Se capisci una battuta su Aristotele, sei dei nostri.
Di cosa parla
Un viaggio filosofico nel Mediterraneo che scopre quanto discutere funzioni meglio delle suppliche agli dèi, tra agorà, leggi scritte e teatri che trasformano i dilemmi morali in palestra pubblica; si parte dall’“officina” di Mileto, dove l’acqua, l’ápeiron e l’aria diventano ipotesi da verificare, si passa per numeri e armonie che danno forma agli elementi, si attraversano i paradossi eleati che costringono a distinguere plausibile e vero, e si approda a un atomismo che regge perché sa farsi modello controllabile, con una “Costituzione domestica del pensiero” fatta di onere della prova, criteri condivisi e anticorpi contro le fallacie.
Sinossi
La narrazione mescola miti che parlano in piazza, pólis che educano al litigio ben fatto, medici che leggono segni, navigatori che stimano distanze contando i secondi tra fulmine e tuono, e filosofi che chiedono definizioni, prove e modelli, così che la curiosità impari a fare domande senza oracoli e le cose rispondano con ordine.
Perché lo consiglio
Te lo consiglio perché allena a dare ragioni in pubblico, smonta lo slogan scintillante, riconosce l’uomo di paglia e invita a cambiare idea quando i fatti migliorano, con un’ironia che sgonfia i dogmi senza bucare il campo.
Perché non lo consiglio
Non te lo consiglio se se preferisci la solennità impolverata alla manutenzione dei criteri e se ti infastidisce l’idea che un modello valga fino a prova contraria invece che per diritto divino.
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